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La nostra architettura eclettica. Intervista ad Artribune

Una conversazione con Valentina Silvestrini che parla di rigenerazione urbana, housing sociale e spazio pubblico, ma anche di “progetti smarriti” e una forma affettiva di “accompagnamento” dell’architettura.

“Mai come ora vedo espressa dagli studenti e dalle giovani generazioni la richiesta di una più alta e più diffusa qualità dello spazio pubblico in città. C’è l’esigenza altissima, impellente, non più rimandabile di un sollevamento qualitativo ovunque. Per me questa è la grande sfida di domani. Le nostre città sono indietrissimo. Milano compresa.” Gianandrea Barreca

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“Almeno in teoria, la rigenerazione urbana comporta il dover lavorare non solo sui luoghi, ma anche sulle azioni, sulle comunità, sull’edilizia sociale e su chi la mantiene, sugli spazi aperti e su chi li gestisce. C’è un’attenzione diversa rispetto al fatto di completare un’architettura in un dato territorio – pensiamo ai grandi quartieri di edilizia popolare sorti degli Anni Settanta. È da qui che trae origine quello che chiamiamo “accompagnamento”.” Giovanni La Varra

La monografia (THE PLAN editions)

“E’ una sorta di “cura di ritorno” estesa nel tempo, perchè anche una volta conclusi, gli edifici li sentiamo nostri, come fossero figli. Non sono di nostra proprietà, ma conserviamo sempre l’interesse nel seguirne le vicende. Ci torniamo, guardiamo come cambiano, suggeriamo al committente qualche soluzione se necessaria anche a incarico finito.
Lo facciamo in un’ottica di condivisione con gli architetti dello studio, che così prendono coscienza che ogni architettura è sempre un corpo vivo: invecchia, si modifica, va curata.”