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Paesaggi liquidi

Una grande strada d'acqua tra Torino e Venezia, uno spazio pubblico lungo 650 km, una risorsa per l'ambiente al centro della valle Padana.

Il Po è al centro di una delle aree metropolitane più infrastrutturate e abitate d’Europa; insieme alla autostrada A4, scandisce il paesaggio della pianura padana. Il Po e l’A4 possono rappresentare un sistema complementare e integrato per questa grande città che va da Torino a Venezia, dall’Appennino alle Prealpi.

Il nastro della A4 è scandito da innumerevoli autogrill che permettono la sosta, la pausa, il ristoro, il riposo; immaginiamo che lungo il Po si installino luoghi di sosta simili che consentano di accedere a un ambiente naturale e di scambiare il nostro tempo con il benessere che il luogo e le pratiche che si possono svolgere possono darci.
I processi di rinaturalizzazione di alcune parti di territorio abbandonato o dismesso, avranno un parallelo in luoghi specifici dove rinaturalizzare i nostri comportamenti, i nostri modi di stare assieme e condividere lo spazio, dove recuperare un rapporto con la natura e con la sua incessante evoluzione. Immaginiamo che attorno ai nuovi pontili, lungo gli argini, nelle aree delle cave abbandonate, alla fine dei boschi che si aprono improvvisi sull’orizzonte delimitato dal fiume, possa rinascere una modalità collettiva di fruizione della natura e di scambio tra le persone, una forma di comunanza – temporanea, discontinua, frammentaria – che rimetta in gioco lo spazio attraverso i sensi, senza mediazioni commerciali, senza parchi a tema, senza programmi da svolgere. In questo senso, la soluzione proposta si configura innanzitutto come modello di relazione uomo-ambiente nel quale l’uomo riscopre una sfera di libertà comportamentale e psico-emotiva negata dalla vita moderna, e che in modo del tutto naturale si accompagna di azioni semplici rivolte alla cura verso il luogo che in quel momento lo accoglie. Il Po sarò scandito da un sistema di approdi, dall’acqua e dalla terra, che ospiterà una popolazione orientata a valorizzare l’esperienza della natura in modo semplice e poco strutturato, che abbia voglia di un luogo dove stare senza che necessariamente vi accada un evento o sia organizzato qualcosa, un luogo dove stare da soli o con gli altri ma secondo una libera scelta, dove i servizi commerciali e di intrattenimento sono ridotti al minimo e rappresentano una integrazione dell’offerta principale che riguarda la rinaturalizzazione dei nostri comportamenti, del nostro percepire i limiti della natura e dell’ecosistema, del partecipare di un ambiente che ha le sue regole e che vanno riconosciute e rispettate.
Ma cosa si fa in questi luoghi? Anche niente, se si vuole.
Ma comunque si troverà del cibo, ci si potrà fermare a dormire, si potrà portare la tenda e campeggiare, si potrà pescare e fare o sentire della musica, si potrà coltivare un orto, si potrà camminare a piedi nell’erba alta, o nel fango sull’argine, si potrà portare il computer portatile e mettersi a lavorare in WiFi sotto un pioppo, si potrà portare qualcosa da cucinare utilizzando le strutture del luogo, si potrà fare una sosta durante un giro in bicicletta o attardarsi a guardare il fiume, le piccole barche che attraccano, i bambini che giocano, i ragazzi che fanno il bagno.